Berlusconi non ha potuto fregarsene, come aveva detto più volte, della voce della piazza. E lo sciopero del 30 ottobre scorso aveva dato un chiaro messaggio al premier: no alla riforma della scuola, soprattutto no al maestro unico. Così, ecco che arriva un primo tentennamento del governo di destra. Slitta al primo settembre 2010 l'applicazione della riforma Gelmini del secondo ciclo, inizialmente prevista per settembre dell'anno prossimo.
La Gelmini, che già era passata da tempo a parlare di ministro “prevalente” e non più “unico”, ha cercato di motivare la sua scelta «per dare modo alle scuole e alle famiglie di essere correttamente informate sui rilevanti cambiamenti e sulle innovazioni degli indirizzi: in particolare sul secondo ciclo si aprirà un confronto con tutti i soggetti della scuola sull`applicazione metodologico-didattica dei nuovi regolamenti». «La riforma ha come obiettivo quello di modernizzare l’offerta formativa in Italia ed è il risultato del lavoro di questo governo e dei precedenti ministri Moratti e Fioroni», ha fatto sapere il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca.
A settembre 2009 partirà invece comunque la via riforma di medie e superiori (primo ciclo). Il provvedimento, avverte il Ministero, sarà portato in Consiglio dei Ministri il 18 dicembre.
La riforma del sistema dell`istruzione e degli ordinamenti scolastici è stata presentata ai sindacati confederali, riuniti a palazzo Chigi con il ministro Gelmini ed il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. «Sul secondo ciclo - spiega il Miur - si aprirà un confronto con tutti i soggetti della scuola sull`applicazione metodologico-didattica dei nuovi regolamenti: i punti principali della riforma sono lo snellimento e la semplificazione degli indirizzi scolastici, più legame tra le richieste del mondo del lavoro e la scuola, il riordino degli istituti tecnici e più opportunità per le famiglie». «In particolare saranno messe a regime le migliori esperienze delle sperimentazioni, l`aumento dello studio della lingua inglese, l`aumento delle ore scientifiche e di matematica, la riforma degli istituti tecnici che passano da 39 a 11 e la riorganizzazione del sistema dei licei».
Ma dall'incontro con i sindacati sono arrivate altre importanti novità, che segnano, di fatto, un dietro front dell'esecutivo sui provvedimenti da attuare nella scuola ementare. Da quanto risulta dal verbale conclusivo dell'incontro svoltosi a Palazzo Chigi tra i sindacati della scuola (Cgil, Cisl e Uil, Gilda e Snals), il sottosegretario Letta e i ministri Gelmini, Brunetta e Sacconi, il governo ha recipito, in parte, le richieste del mondo della scuola sul "masetro unico" e sul tempo pieno, presentando una bozza di documento che, sostanzialmente, farebbe restare la scuola dell'infanzia così com'è. Salta infatti il "maestro unico" alle elementari (con impegni di 24 ore settimanali) che si trasforma in "maestro prevalente". Come era stato chiesto dalla commissione Cultura della Camera l'orario settimanale di 24 ore sarà solo una opzione che le famiglie potranno chiedere accanto alle 27 e alle 40 ore. Nessuno obbligo, quindi, per le scuole: il contestatissimo "maestro unico" sarà attivato su richiesta dei genitori. Inoltre, non verrebbe più innalzato il numero massimo di alunni per classe. Il governo, sempre secondo le stesse fonti, sarebbe infine disponibile ad aprire un tavolo sul precariato, con la possibilità la possibilità di estendere ai dipendenti della scuola gli sgravi fiscali sulla retribuzione accessoria.
La marcia indietro del governo non ha comunque soddisfatto Flc Cgil e Cobas, che hanno confermano lo sciopero generale di venerdì 12 dicembre. A ribadirlo è stato lo setsso segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, secondo il quale l'apertura odierna del governo rispetto al piano gelmini «non incide sullo sciopero generale di domani indetto dal nostro sindacato. Anche perchè siamo solo di fronte all'inizio di un dialogo, di un processo di confronto». «Del resto - ha ricordato Pantaleo - nonostante gli impegni presi restano delle ambiguità di fondo, per esempio sulla scuola primaria», dove «con tutti questi moduli da 24, 27, 30 e 40 ore sembra di essere al supermercato». Per Pantaleo, inoltre, «ci sono questioni ancora aperte, come quella sull'edilizia scolastica, che attendono ancora una risposta. Vigileremo poi sulla messa in atto degli impegni presi dall'esecutivo».
Un'operazione di «ingegneria della mistificazione» quella fatta dalla sinistra che vorrebbe attribuire al ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini un dietrofront sulla scuola. Così il ministro ha definito la «rete della disinformazione», in un'intervista a La Stampa. In realtà, secondo la Gelmini, l'opzione data alle famiglie per scegliere il maestro unico c'era già sei mesi fa, in base agli orari, 22, 24, 30 o 40 ore, se si tratta del tempo pieno. «Un docente ha un orario di lavoro di 22 ore - spiega il ministro - se si sceglie di adottare l'orario di 24 ore quella classe avrà un maestro unico, più due ore fatte da quelli di materie specialistiche come religione o inglese». La scelta spetta alla famiglia «la scuola deve solo fornire la possibilità di aderire a più modelli».
Nessuno stop anche per la riforma delle superiori, «procederò nelle prossime settimane - aggiunge la Gelmini - a varare i provvedimenti relativi» e sullo slittamento al 2010 dice: «ho deciso di dedicare più tempo ad una campagna di informazione presso le scuole e le famiglie sulle novità di questa riforma».
Intanto, sul fronte dell'università, il decreto Gelmini è stato licenziato senza modifiche dalla commissione Cultura della Camera. I deputati hanno votato il mandato al relatore Stefano Caldoro e da lunedì prossimo il testo, così come è uscito dal Senato, andrà all'esame dell'Aula per il via libera definitivo. «Entro il 18 dicembre il decreto dovrebbe essere convertito», ha spiegato Valentina Aprea, presidente della commissione Cultura. Non si profila, almeno per ora, un ricorso al voto di fiducia.