Il 4 novembre giorno di lutto
Parola di soldato
Lisa Clark
E così il ministro La Russa vuole portare i militari nelle scuole per parlare del 4 novembre, nel 90mo anniversario della fine di quella «Inutile strage» (come la definì Papa Benedetto XV)! E la ministra Gelmini sembra d'accordo.
Potrebbe diventare una straordinaria lezione di letteratura e di storia: mi piacerebbe leggere ai ragazzi i versi di Wilfred Owen: «l'eterna menzogna dulce et decorum est pro patria mori», scritti nelle trincee di quella guerra, dove fu ucciso proprio il 4 novembre 1918. O quelli di Siegfried Sassoon: «I soldati sono cittadini della terra grigia della morte, non ritireranno mai i dividendi del futuro», oppure ancora, «I soldati sono sognatori: quando comincia il tuono dei cannoni, sognano il focolare di casa, un letto pulito, le carezze della moglie».
Da molti anni Peacelink ed altri persuasi della nonviolenza in Italia ci aiutano a ricordare che la prima guerra mondiale fu un orrendo massacro, che non va celebrato. Il 4 novembre dovrebbe essere un giorno di lutto e di memoria, ma anche una giornata di studio, per rafforzare il nostro impegno a realizzare finalmente le parole della Costituzione.
E tra le letture che la ministra potrebbe consigliare agli insegnanti, le suggerisco questa, di un soldato, semi-analfabeta, che morì in quel tremendo massacro:
«Maestà, inviamo a V.M. questa lettera per dirvi che finite questo macello inutile. Avete ben da dire voi, che e' glorioso il morire per la Patria. E a noi sembra invece che siccome voi e i vostri porchi ministri che avete voluto la guerra che in prima linea potevate andarci voi e loro. Ma invece voi e i vostri mascalzoni ministri, restate indietro e ci mandate avanti noi poveri diavoli, con moglie e figli a casa, che ormai causa questa orribile guerra da voi voluta soffrono i poverini la fame! Vigliacchi, spudorati, Ubriaconi, Impestati, carnefici di carne umana, finitela che e' tempo. Li volete uccidere tutti? Al fronte sono stanchi, nell'interno soffrono la fame, dunque cosa volete? Vergognatevi, ma non vedete che non vincete, ma volete che vadino avanti lo stesso per ucciderli. Non vedete quanta strage di giovani e di padri di famiglia avete fatto, e non siete ancora contenti? Andateci voi o vigliacchi col vostro corpo a difendere la vostra patria, e poi quando la vostra vita la vedete in pericolo, allora o porchi che siete tutti concluderete certamente la pace ad ogni costo. Noi per la patria abbiamo sofferto abbastanza, e infine la nostra patria è la nostra casa, è la nostra famiglia, le nostre mogli, i nostri bambini. Quando ci avete uccisi tutti siete contento di vedere centinaia di migliaia di bambini privo di padre? E perché? per un vostro ambizioso spudorato capriccio».
Ecco, questo è il soldato che potrebbe degnamente fare la miglior lezione ai nostri ragazzi, il 4 novembre prossimo. Grazie dell'idea, Ministri!
aggiungo pure la poesia sopracitata (grazie ad Elena per avermela trovata)
"Dulce et decorum est"
Piegati in due, come vecchi straccioni, sacco in spalla,
le ginocchia ricurve, tossendo come megere, imprecavamo nel fango,
finché volgemmo le spalle all'ossessivo bagliore delle esplosioni
e verso il nostro lontano riposo cominciammo ad arrancare.
Gli uomini marciavano addormentati. Molti, persi gli stivali,
procedevano claudicanti, calzati di sangue. Tutti finirono azzoppati;
tutti orbi; ubriachi di stanchezza; sordi persino al sibilo
di stanche granate che cadevano lontane indietro.
Il GAS! IL GAS! Svelti ragazzi! - Come in estasi annasparono,
infilandosi appena in tempo i goffi elmetti;
ma ci fu uno che continuava a gridare e a inciampare
dimenandosi come in mezzo alle fiamme o alla calce...
Confusamente, attraverso l'oblò di vetro appannato e la densa luce verdastra
come in un mare verde, lo vidi annegare.
In tutti i miei sogni, davanti ai miei occhi smarriti,
si tuffa verso di me, cola giù, soffoca, annega.
Se in qualche orribile sogno anche tu potessi metterti al passo
dietro il furgone in cui lo scaraventammo,
e guardare i bianchi occhi contorcersi sul suo volto,
il suo volto a penzoloni, come un demonio sazio di peccato;
se solo potessi sentire il sangue, ad ogni sobbalzo,
fuoriuscire gorgogliante dai polmoni guasti di bava,
osceni come il cancro, amari come il rigurgito
di disgustose, incurabili piaghe su lingue innocenti -
amico mio, non ripeteresti con tanto compiaciuto fervore
a fanciulli ansiosi di farsi raccontare gesta disperate,
la vecchia Menzogna: dulce et decorum est
pro patria mori.
Wilfred Owen